Digitalizzazione, non è mai troppo tardi per evolvere l’infrastruttura

Processi produttivi e gestionali, efficienza energetica, tracciabilità e sostenibilità ambientale sono le chiavi con cui leggere la necessità di completare la digitalizzazione, sostenuta con vigore dalle istituzioni europee.

Parlare di digitalizzazione nel 2022 può sembrare strano. Computer, Internet, tablet e smartphone sono ormai pervasivi nelle nostre vite da anni, quindi perché pensare alla necessità di digitalizzare? Nell’industria l’automazione, prima analogica e poi controllata da elaboratori, è presente da decenni, ma la digitalizzazione come viene concepita oggi è ben altra cosa, e soprattutto è in continua evoluzione: un data center creato una decina di anni fa ha un’impostazione molto diversa da una struttura progettata ai nostri giorni.

La parola chiave è “evoluzione”: nella digitalizzazione non ci si può mai fermare, anche perché i processi che vengono gestiti attraverso l’uso dei computer non sono più solamente quelli produttivi o gestionali, ma anche legati alle comunicazioni, alla catena di approvvigionamento, alla tracciabilità e più in generale all’efficienza. E sopra a tutto devono porre un’enorme attenzione alla sostenibilità ambientale, una chiave indispensabile per la salvaguardia del nostro pianeta e sempre più importante sia nel raggiungimento della conformità sia nel livello di attenzione posto dal cliente finale.

Un’attenzione nata nel 2016

Per questo, anche l’attenzione dell’Unione Europea è molto elevata. Il variegato tessuto produttivo del Vecchio Continente è costituito per lo più da aziende di piccole e medie dimensioni (e questo è ancora più vero in Italia), che hanno bisogno di guida e sostegno nel percorso di modernizzazione e digitalizzazione. Già dal 2016, la Commissione ha avviato l’iniziativa “Digitalizzazione dell’industria europea” (Digitising European Industry, DEI).

L’obiettivo è quello di rafforzare la competitività dell’UE nell’ambito delle tecnologie digitali e fare in modo che qualsiasi impresa in Europa possa beneficiare appieno delle innovazioni, indipendentemente dal settore di appartenenza, dal luogo in cui si trova e dalle sue dimensioni. L’iniziativa DEI si proponeva di mobilitare quasi 50 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati nel quinquennio successivo al suo avvio.

Il monitoraggio è da migliorare

Una relazione speciale della Conte dei Corti Europea ha messo in evidenza come sia stato impossibile monitorare puntualmente i progetti legati a questa iniziativa e ha suggerito alla Commissione di definire indicatori di risultato adeguati e un sistema di tracciamento delle spese, oltre che di coordinare e adottare un quadro di riferimento per una rete di poli europei dell’innovazione digitale che copra tutte le regioni d’Europa. Questo non ha fermato comunque l’idea che si debba spingere sulla digitalizzazione e oggi è attivo un programma di fondi da due miliardi di euro chiamato Digital Europe Programme.

Le imprese dell’UE non sfruttano appieno i vantaggi delle tecnologie avanzate per innovare, e l’utilizzo di tali tecnologie da parte delle imprese varia da un settore all’altro e da un paese/una regione dell’UE all’altro/a,” si legge nella relazione. “Vi sono inoltre notevoli disparità tra grandi imprese e piccole e medie imprese (PMI). Ad esempio, il 54% delle grandi imprese è fortemente digitalizzato, rispetto a solo il 17% delle PMI.

100 miliardi di euro di entrate aggiuntive

Come detto all’inizio, la trasformazione digitale dell’industria, o digitalizzazione, è qualcosa di più della semplice acquisizione di attrezzature e sistemi informatici. “Significa sfruttare le possibilità offerte dalle nuove tecnologie per ripensare tutti gli aspetti dei processi aziendali”, conferma la Corte dei Conti.

Se molte imprese UE vogliono restare competitive, devono necessariamente essere aperte alla trasformazione digitale. Gli studi stimano che la digitalizzazione dei prodotti e dei servizi comporterà all’anno oltre 100 miliardi di euro di entrate aggiuntive per l’industria in Europa. Secondo uno studio della Banca europea per gli investimenti (BEI), la digitalizzazione comporta un miglioramento della performance delle imprese, in termini di produttività, pratiche gestionali, innovazione, crescita e posti di lavoro meglio retribuiti”.

La digitalizzazione coinvolge tutti i settori: dal caffè al cioccolato

Nessun settore è escluso da questo processo di digitalizzazione. In passato abbiamo affrontato il tema parlando per esempio delle aziende che operano nel settore della trasformazione del caffè o nell’industria del cioccolato.

Nel primo caso, controllare tutti i parametri e le fasi della produzione per poi calibrare la giusta dose di caffè per ogni sistema (cialde, capsule, macinato o in grani) è fondamentale, in quanto tostatura, macinatura e granulometria dipendendo dalle partite di caffè. E proprio la gestione dello stoccaggio dei lotti è una fase fondamentale. Per quanto riguarda il cioccolato, la sua realizzazione è tutt’altro che semplice e il processo tecnologico prevede molteplici fasi. Si va dalla tostatura alla raffinazione, al concaggio, al temperaggio e al confezionamento.

Per rimanere competitivi sul fronte della qualità e dei costi è fondamentale impiegare le più avanzate tecnologie, come una elevata automazione, il ricorso all’IoT e in generale una supervisione completa dell’impianto e delle singole macchine. È evidente che l’attenzione verso quella che viene chiamata Industria 4.0 deve essere presente in ogni comparto e in ogni macro-area di applicazione.

Cresce l’uso delle applicazioni 4.0

Quest’ultimo aspetto è stato messo sotto osservazione da un’indagine di Osservatori.net del Politecnico di Milano, che ha evidenziato come la crescita dell’utilizzo di applicazioni 4.0 nel biennio 2020-2021 sia cresciuto del 16% nell’ambito della gestione dello sviluppo e del ciclo di vita del prodotto, del 22% sul fronte della gestione della filiera e addirittura del 30% nelle attività di gestione dell’impianto produttivo.

Un percorso di digitalizzazione e rinnovamento di successo non può prescindere da un adeguato supporto da parte dei vendor. Schneider Electric, attraverso la sua piattaforma EcoStruxure, è in grado di fornire soluzioni personalizzate per tutti i settori. Si parte dall’infrastruttura di base costituita da data center e reti per arrivare a coprire industrie di ogni tipo e dimensione.

Schneider Electric fornisce tutti gli strumenti e il know-how adatti a implementare la digitalizzazione dei processi e sfruttarne così i vantaggi.

L’autrice del blog: Alessia Varalda, ingegnere elettrotecnico

Alessia Varalda è ingegnere elettrotecnico, writing and editor consulting, fotografa e blogger.

Appena laureata si è dedicata alla realizzazione di impianti elettrici per poi spostarsi nel mondo delle energie rinnovabili che ama tantissimo. Ha avuto la possibilità di scrivere e seguire il mondo dell’energia tradizionale e rinnovabile grazie ad una casa editrice tecnica. Ha quindi deciso di seguire “l’elettricità” sotto punti di vista diversi. Per circa 13 anni si è occupata de “Il Giornale dell’Installatore Elettrico”, prima come redattore, poi come responsabile della rivista.

Ha seguito, coordinato e realizzato contenuti per altre riviste: Impianti + Rinnovabili, Tecnologie Elettriche, Percorsi Illuminazione e Tis (Il Corriere IdroTermoSanitario). Inoltre ha realizzato due monografie sulle rinnovabili dal titolo Sole Acqua Aria e Acqua. Si è occupata di energia, di illuminazione, di climatizzazione e di rinnovabili. Ha organizzato corsi di formazione, convegni ed eventi legati all’energia e all’integrazione.

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