La crisi legata al Covid 19 non deve mettere in secondo piano il tema della sostenibilità. È possibile far coesistere in modo virtuoso azioni che sostengono le imprese e strategie che guardino a una nuova normalità in cui coniugare crescita sostenibile e innovazione.
La crisi legata al Covid 19 rischia di mettere in secondo piano temi di grande importanza, come se non fosse possibile fare coesistere azioni che sostengano le imprese e strategie che guardino alla “nuova normalità” mantenendo intatte alcune priorità, prima fra tutte la sostenibilità, che può essere coniugata con successo all’innovazione. Ho affrontato di recente il tema dialogando per Techeconomy 2030 con Laura Bruni, Influence & Governmental Affairs di Schneider Electric, alla ricerca della “quadra” tra risposta all’emergenza in corso e attenzione alle sfide climatiche e sociali.
Quali sono i punti a favore di un approccio sostenibile
I punti a favore di un approccio sostenibile al rilancio sono numerosi. I dati mostrano che le aziende sostenibili spesso crescono più dei competitor, hanno un impatto positivo sul brand, sono più attrattive per i consumatori e anche per i talenti. Ma c’è di più.
“Aziende che scelgono investimenti sostenibili spesso hanno anche capacità di scegliere meglio tecnologie che, per esempio, supportano l’efficienza energetica. Noi sappiamo quanto, soprattutto nelle produzioni di natura energivora, la possibilità di usare bene la propria energia voglia dire conti economici più leggeri. Avere una struttura organizzativa che è in grado di fare di più con meno aggiunge quindi competitività ai prodotti finali” mi ha spiegato la manager.
La buona digitalizzazione abilita di per sé la sostenibilità
Proseguendo nel confronto abbiamo parlato di una delle trasformazioni chiave anche per il nostro paese, legata all’industry 4.0.
La spinta creata dai piani Industria 4.0, Impresa 4.0, Transizione 4.0 secondo Laura Bruni “Ha accompagnato le imprese anche capire che investire nella propria trasformazione digitale era possibile, anche in più tempi con una forma progressiva. Ha permesso anche di diventare più coscienti e più competenti nel fare le proprie scelte di investimento e nel preparare il proprio personale” iniziando a preparare anche le PMI a capire come unire digitalizzazione e sostenibilità, perché, per dirlo con le parole della manager “La buona digitalizzazione abilita di per sé la sostenibilità”.
Gli esempi al riguardo sono chiari. Basti pensare come solo con dati consistenti e ricchi dal campo acquisiti, portando connettività, sensoristica e soluzioni smart, è possibile realizzare una innovazione strutturata. “La smartizzazione del campo, il fatto quindi di inserire intelligenza nei prodotti tecnologici e connettività, consente di far arrivare le informazioni a tutti i livelli della catena, dando quindi consistenza a scelte di sostenibilità. In più dà un contributo immediato se applicato alla gestione dell’energia. La connettività e la digitalizzazione applicate ai processi energivori permettono di sapere dove e come si usa l’energia, di poterla riorientare con scelte facilitate dall’automazione. E quindi dà spesso un beneficio immediato”.
La sostenibilità è una scelta di campo
Naturale, nel contesto attuale, confrontarsi anche sul tema del Green Deal europeo. L’obiettivo è non perdere l’occasione di seguirne il tracciato, che coniuga proprio tecnologia e ambiente, innovazione e sostenibilità, traducendo i principi in azioni concrete.
Secondo Laura Bruni, “C’è sicuramente una scelta di campo. È difficile essere sostenibili se non si sceglie che questo sia un elemento distintivo”. Detto questo, si torna al tema della digitalizzazione sul campo, cominciando quindi a ragionare sulla sostenibilità dotandosi di strumenti digitali per farlo. Se tecnologia, digitalizzazione e sostenibilità vanno a braccetto, infatti “Dobbiamo lavorare affinché gli elementi con cui si misurano questi mondi possano in qualche modo intercettarsi. È facile per un’impresa considerare l’indice classico dell’efficienza energetica oppure l’Operational Efficiency, l’indice che viene usato per l’efficienza operativa. In realtà questi indicatori possono anche associarsi a quelli tipici del ciclo di vita o dell’economia circolare e raccontare l’azienda in un altro modo. Le imprese che lo capiscono investono per essere strutturalmente sostenibili”.
Il recovery plan è una grande opportunità
Ultimo punto toccato nel nostro incontro è stato il Recovery Plan: grande opportunità per concretizzare la sfida dell’Industria 4.0 anche in chiave di sostenibilità.
“Questo piano fra le sue sei missioni ne ha almeno due chiaramente focalizzate sul mondo industriale, sia in termini di competitività che di filiera. Senza dubbio Industria 4.0, come elemento che compone la manovra finanziaria, andrebbe utilizzata come una sorta di acceleratore e di anticipatore di queste opportunità economiche” ad esempio “stabilizzando un incremento consistente di aliquote e massimali, e dare premialità integrativa, percettibile, ai progetti in grado di essere sostenibili e digitali; la possibilità di cessione di credito d’imposta, sostenuta anche da Confindustria”.
Approfondisci la visione di Schneider Electric per una innovazione sostenibile.
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L’autore dell’articolo originale apparso su Techeconomy: Andrea Bertaglio
Giornalista freelance specializzato in sostenibilità, cambiamento climatico e temi ambientali, scrive per Techeconomy 2030, per il quotidiano La Stampa e per altri giornali, riviste e siti web.
Ha lavorato nel 2007 presso il Centre on Sustainable Consumption and Production nato dalla collaborazione tra UNEP e Wuppertal Institut, in Germania, dove ha approfondito il profondo legame fra tecnologia, trend sociali e problemi ambientali. Da alcuni anni sta focalizzando il suo lavoro su rinnovabili, mobilità elettrica, green economy, smart city e innovazione. Tag: Impresa 4.0, Industria 4.0, Recovery Fund
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