Bassi margini, costo dell’energia in aumento e sicurezza alimentare impongono un cambio di passo al settore ortofrutta.
Tra le buone abitudini alimentari, quella di mangiare tanta frutta e verdura è sicuramente tra le più efficaci e apprezzate.
Quello che forse non tutti sanno è che l’Italia è un punto di riferimento in Europa per la produzione di frutta e ortaggi, seconda solo alla Spagna (che gode di un clima ancora più mite del nostro). Lo confermano i dati ISMEA, che mostrano però un trend calante.
Il cambiamento climatico sta infatti rendendo tutto più complesso: temperature medie in crescita e siccità alternata ad alluvioni riducono la produzione, con conseguente aumento dei prezzi.
Occorre tener presente anche la strategia Farm to Fork (F2F), un piano messo a punto dalla Commissione Europea che, nel corso di 10 anni, vuole guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.
La maggior parte della produzione è destinata alla grande distribuzione organizzata (GDO), che vanta una politica di acquisto molto aggressiva sul fronte dei prezzi. Questo impone una riduzione dei costi legati a manodopera, acqua ed energia.
Più di recente, inoltre, un’altra variabile ha reso ancora più fragile l’intero sistema. L’incremento dei costi energetici sta mettendo a dura prova tutta la filiera, che deve trovare modi sempre nuovi per mantenere i propri margini economici e ridurre nel contempo gli sprechi.
Un prodotto, molti sbocchi
Se da un lato la materia prima resta sempre la stessa, dall’altro i processi che può subire sono diversi.
Frutta e verdura possono essere trasformate in vari modi: il più comune è il prodotto fresco, nel quale vengono semplicemente pulite ed esposte per la vendita così come si trova nei mercati o nella GDO.
In alternativa, vengono utilizzate per produrre conserve, surgelati, cibi pronti al consumo e precotti. A seconda del modo in cui vengono trasformate, la richiesta di energia e la sua gestione restano fattori cruciali.
Processi energivori
Nella produzione del fresco, la materia prima viene lavata, pesata e suddivisa.
In alternativa, dopo una prima lavorazione meccanica (pulitura aggiuntiva, porzionatura ecc.) si procede con una fase di scottatura, che però lascia una significativa quantità di acqua nel prodotto. Appositi evaporatori provvedono quindi alla riduzione dell’umidità, un processo energivoro che può trarre grande beneficio dall’impiego dalle soluzioni avanzate di Schneider Electric.
In seguito frutta e verdura vengono generalmente porzionati, per poi subire diverse operazioni in base alla destinazione d’uso finale.
Per la produzione di cibi precotti, oltre all’eventuale miscelazione con altri ingredienti, si procede con una vera e propria cottura e alla pastorizzazione: procedimenti nei quali il raggiungimento e il mantenimento per un tempo prefissato di una determinata temperatura consente di eliminare i germi patogeni in essi contenuti. Il monitoraggio di questi valori è garanzia di sicurezza per l’intera filiera.
Per i surgelati, invece, il prodotto viene sottoposto a un rapido trattamento di congelazione a temperature inferiori ai -30 °C. Da questo momento, la filiera del freddo dovrà essere mantenuta entro i -18 °C fino alla vendita al dettaglio.
In ciascuno di questi passaggi, la rispondenza alle procedure imposte dall’HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) è fondamentale. Pertanto, monitoraggio e tracciabilità restano strumenti indispensabili per qualsiasi azienda del settore.
Il problema dei consumi
Con i rincari in atto nelle forniture energetiche e visti i margini esigui che il settore ortofrutta lascia ai produttori, diventa indispensabile valutare i consumi nei diversi processi al fine di identificare e correggere eventuali sprechi.
Per prima cosa, una diagnosi energetica permette di valutare le criticità presenti nei singoli impianti così come nel processo nella sua interezza.
In secondo luogo, tramite l’aggiornamento dei dispositivi coinvolti è possibile ottenere significativi risparmi economici migliorando l’efficienza complessiva e la disponibilità degli impianti.
Contemporaneamente, l’inserimento di soluzioni connesse (IIoT) abilita ulteriori funzioni ad elevato valore aggiunto, quali la manutenzione predittiva, il monitoraggio e la tracciabilità dei processi.
Bio e tracciabilità: due elementi inseparabili
I prodotti biologici e le certificazioni (quali quelle IGP, DOP ecc.) offrono una interessante prospettiva di sviluppo. Negli ultimi 10 anni, ad esempio, il loro mercato è cresciuto di 5 volte. Richiede però sforzi aggiuntivi, a partire dalla coltivazione senza determinate sostanze chimiche e valorizzando la biodiversità delle specie.
Tutto ciò porta con sé il tema della tracciabilità: una volta giunte nello stabilimento per la relativa lavorazione, i distinti lotti di frutta e verdura devono essere gestiti al fine di verificarne lo storico e tenere traccia nei diversi percorsi successivi.
Un compito nel quale la digitalizzazione ha dimostrato da tempo di essere lo strumento ideale.
La proposta di Schneider Electric per il settore ortofrutta
Trattandosi di un comparto molto eterogeneo, il settore ortofrutta richiede un’ampia proposta di soluzioni modulari capaci di offrire ogni genere di vantaggio.
Monitoraggio avanzato, risparmio energetico, elevata affidabilità e sicurezza degli impianti, tracciabilità: sono tutte variabili che possono contribuire alla qualità del prodotto finito e all’efficienza dei processi di trasformazione.
A tal fine, la proposta di Schneider Electric si rivela ideale per procedere con le opportune valutazioni e azioni per:
- compensare il prezzo della materia prima con la riduzione dei costi di lavorazione;
- tracciare le merci dalla coltivazione alla tavola;
- velocizzare i processi (<24 ore dalla raccolta alla vendita);
- ridurre il consumo delle risorse (energia, acqua ecc.);
- aumentare la sicurezza alimentare per il consumatore;
- certificare la filiera “bio”.
Tag: Digitalizzazione, Distretti industriali
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