L’urgenza di agire per contrastare il cambiamento climatico non è mai stata così grande e, in assenza di una regolamentazione globale, varie aziende stanno volontariamente intensificando i loro sforzi per colmare questo divario.
A inizio 2021 più di 1.000 aziende avevano fissato obiettivi di riduzione del carbonio sulla base di obiettivi scientifici condivisi (Science-based Targets Initiative – SBTI), mentre altre centinaia erano già impegnate in progetti per adottare energia rinnovabile, aumentare l’efficienza energetica e passare ai veicoli elettrici attraverso programmi come RE100, EP100 ed EV100 di The Climate Group. Recentemente, gli impegni presi da alcune aziende sono saliti di livello, ripromettendosi di raggiungere la neutralità o addirittura la negatività di emissioni.
Gran parte dell’azione fino ad oggi si è concentrata sulla riduzione delle emissioni generate dalla produzione di elettricità, quelle classificate nell’ambito Scope 2 del GHG Protocol. La maggior parte di queste emissioni proviene dalla combustione di combustibili fossili come carbone e gas naturale e sono prevalentemente composte da anidride carbonica (CO2), il più diffuso dei gas serra. Tuttavia, se le aziende vogliono avere un approccio più sofisticato, diventa imperativo affrontare la riduzione di una gamma più ampia di emissioni.
Una nuova enfasi sulla riduzione dell’anidride carbonica negli ambiti Scope 1 e Scope 3 del GHG Protocol
Ridurre il consumo di elettricità nell’operatività aziendale e affidarsi all’acquisto di energia rinnovabile (sotto forma di un accordo di acquisto di energia [ PPA ] o tramite certificati di attribuzione energetica [ EAC ] è un modo relativamente semplice per gestire le emissioni di Scope 2. In effetti, secondo un dato comunicato da Bloomberg New Energy Finance, fino alla fine del 2019 le aziende private erano state responsabili dell’acquisto di oltre 32 gigawatt di capacità di elettricità rinnovabile in tutto il mondo tramite PPA (e i clienti di Schneider Electric rappresentano circa il 25% di questo totale).
È più difficile ridurre le emissioni in altre aree aziendali e, a seconda delle dimensioni e dell’ambito dell’attività, l’elettricità può essere una componente relativamente piccola dell’impronta complessiva delle emissioni. Ad esempio, settori come quello dei viaggi, le spedizioni marittime e altre forme di trasporto o le industrie con processi di produzione ad alta intensità energetica che si basano sull’energia termica per il calore, possono avere un’impronta di Scope 1 fuori misura rispetto al consumo di energia nelle proprie flotte e strutture. E quasi tutte le aziende faticano ad affrontare le riduzioni di Scope 3, poiché tale categoria include le emissioni legate alla catena di approvvigionamento, i viaggi d’affari e la gestione dei rifiuti, che sono al di fuori del controllo operativo diretto dell’azienda.
La buona notizia è che la volontà di ridurre le emissioni anche in queste aree critiche sta stimolando l’innovazione. Nuovi sviluppi in ottica di circolarità, nella progettazione del ciclo di vita del prodotto, nei biocarburanti e in altre tecnologie stanno aiutando le aziende ad avvicinarsi allo “zero netto” di emissioni.
Non tutti i gas serra sono uguali
Ripensare al business diventa ancora più critico in queste aree quando si ragiona sui tipi di emissioni prodotte. Mentre la generazione di elettricità si traduce principalmente in emissioni di CO2, una miriade di altri gas a effetto serra (GHG) contribuisce all’impronta operativa più ampia. Questi includono metano (CH4), protossido di azoto (N2O) e idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC), esafluoruro di zolfo (SF6) e trifluoruro di azoto (NF3), noti collettivamente come gas F.
Questi gas serra non sono uguali in termini del loro potenziale di riscaldamento globale (GWP), che è una misura della potenza di ciascun gas. Per riferimento, la CO2 ha un GWP di uno (1). Il GWP degli altri gas serra è una misura di quanto calore intrappolano nell’atmosfera fino a un orizzonte temporale specifico, rispetto alla CO2. Ad esempio, CH4, uno degli altri gas serra atmosferici più importanti, ha un GWP di circa 30. Ciò significa che le emissioni di 1 milione di tonnellate di CH4 causano lo stesso effetto di riscaldamento di circa 30 milioni di tonnellate di CO2 . [Per confrontare equamente tutti i gas a effetto serra, la dimensione relativa del contributo e il GWP per gli altri gas vengono convertiti in misura di anidride carbonica equivalente (CO2e) se inclusi nel calcolo di un’impronta di emissioni].
Oggi, i gas serra di origine antropica non CO2 rappresentano il 25% delle emissioni globali. Il più recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sottolinea l’importanza di ridurre in modo significativo e simultaneamente le emissioni di gas serra non CO2, in particolare metano, per arrivare a zero emissioni nette di CO2e, per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.
Il ruolo dell’SF6 nell’industria elettrica
SF6, sebbene relativamente raro nell’atmosfera, ha un GWP di 23.500 ed è il gas serra più potente. È un gas inodore, non tossico e altamente stabile utilizzato in una varietà di applicazioni industriali e scientifiche: come propellente, agente mordenzante e isolante. La maggior parte dell’SF6 viene utilizzata nell’industria elettrica come mezzo dielettrico che fornisce una soluzione ad alte prestazioni, sicura ed economicamente conveniente per l’isolamento elettrico e l’interruzione di corrente.
Fornire alternative sostenibili all’SF6 e ad altri gas serra ad alta potenza nell’uso e nella produzione industriale è un approccio importante alla gestione complessiva dei GHG. La riduzione dei gas fluorurati richiede spesso che il loro utilizzo venga affrontato in ciascuna fase del ciclo di vita del prodotto. In produzione, possono verificarsi perdite durante il riempimento dei prodotti. Durante l’uso, sono possibili perdite a causa di una manutenzione errata o di un guasto del prodotto. È a fine vita però il momento in cui è più probabile che si verifichino perdite e dispersione atmosferica. Se gestito correttamente, l’SF6 può essere riciclato o distrutto, il che riduce la necessità di una futura produzione di SF6 o ne neutralizza il GWP.
Un’occasione per innovare
In tutto il mondo, le normative stanno sempre più prendendo di mira l’SF6 a causa della sua potenza e ci si possono aspettare ulteriori restrizioni negli anni futuri. Ad esempio, l’SF6 è già stato vietato nell’UE ai sensi del regolamento sui gas fluorurati, tranne che nel settore elettrico dove erano disponibili poche alternative adeguate. E in California, la legislazione proposta sta valutando la possibilità di vietare la vendita di apparecchiature che usano SF6 dopo il 2025.
I produttori di apparecchiature elettriche stanno lavorando per trovare soluzioni senza questo gas per affrontare le sfide ambientali del 21° secolo. Si tratta di innovazioni che consentono il superamento delle restrizioni e accelerano l’adozione di tecnologie più verdi. Ad esempio, oggi esistono alternative senza SF 6 per i quadri di media tensione, che rappresentano un passo significativo nella giusta direzione nella lotta al riscaldamento globale. Man mano che più paesi del mondo adotteranno normative sui gas fluorurati, sorgeranno sicuramente opportunità di innovazione simili.
Sviluppo di una strategia globale di riduzione dei gas serra
È fondamentale per le aziende ridurre le proprie emissioni su tutti i gas serra. Maggiore è la concentrazione di gas serra nell’atmosfera, maggiore è il riscaldamento planetario e maggiore è il rischio di sperimentare lo scenario peggiore previsto per il cambiamento climatico.
Ma come dovrebbero fare le aziende a dare la priorità alle loro strategie di riduzione dei gas serra? Quale fonte di emissioni dovrebbero cercare di trattare per prima?
La risposta è multifattoriale. Le aziende dovrebbero creare una strategia che realizzi riduzioni in tutti e tre gli ambiti di emissione ed esplori i percorsi di mitigazione per le emissioni di gas serra non CO2. Il modo in cui ogni azienda affronta questa strategia è diverso. Alcuni potrebbero fissare un obiettivo aggressivo e onnicomprensivo sin dall’inizio. Altri possono iniziare con soluzioni facili da ottenere. Il passo più importante è iniziare.
Consigliamo quanto segue
- Iniziare misurando l’impronta di gas a effetto serra della tua organizzazione per comprendere il livello di emissioni di partenza.
- Successivamente, stabilire un obiettivo di riduzione annunciato pubblicamente e valutare la possibilità di verificare l’obiettivo da parte di un terzo. L’invito è di essere aggressivi, poiché una recente ricerca condotta da Schneider Electric indica che gli obiettivi ambiziosi e annunciati pubblicamente aiutano le aziende a muoversi più velocemente e con maggiore sicurezza.
- Quindi, sviluppare e implementa un piano che includa azioni per evitare le emissioni, e ridurre le emissioni rimanenti, con azioni quali:
- Migliorare l’efficienza del consumo energetico in tutta l’organizzazione implementando programmi di efficienza a livello aziendale;
- Affrontare le emissioni causate attraverso l’approvvigionamento di energia rinnovabile;
- Rivalutare l’uso di combustibili e gas e adottare alternative ove disponibili;
- Considerare l’implementazione di pratiche aziendali circolari che rivalutano la progettazione del prodotto e riducono o eliminano ulteriormente specifici gas a effetto serra come SF6.
- Compensare le emissioni di carbonio con carbon offset di alta qualità e verificati che neutralizzano l’impatto ambientale delle emissioni che non possono essere eliminate.
- Coinvolgere fornitori, clienti e altre parti interessate per ottenere risultati simili.
Il team globale di Schneider Electric Energy & Sustainability Services può collaborare con la tua azienda in ogni fase del processo per aiutarti a impostare e raggiungere in modo efficace i tuoi obiettivi di emissioni. Potete contattarci oggi stesso.
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Questo post blog è stato originariamente pubblicato in inglese sul blog Schneider Electric Global. Tag: cambiamento climatico, Decarbonizzazione, Gas serra, Protocollo GHG, Quadri di media tensione, SF6, SF6 Free
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