La galvanica richiede processi complessi, la cui accuratezza è fondamentale per garantire qualità e sostenibilità. Controllo, tracciabilità e gestione energetica sono le chiavi del successo.
Le origini risalgono al 1791, quando il fisiologo, fisico e anatomista italiano Luigi Galvani scopri il “fluido elettrico”, un termine utilizzato durante gran parte del XIX secolo per indicare l’elettricità intesa come una sostanza sottile, impalpabile e sprovvista di massa. La galvanostegia (o galvanica) è una tecnica messa a punto partendo da questi studi che permette di ricoprire un metallo non prezioso con un sottile strato di un metallo più prezioso, più nobile o passivabile sfruttando la deposizione elettrolitica.
Se questo processo viene sfruttato per proteggere strutture metalliche dalla corrosione, molto spesso ha uno scopo puramente decorativo. Per esempio, è possibile ricoprire il rame con l’argento, oppure l’acciaio con zinco, stagno, nichel o cromo. Oggetti di ogni tipo – come occhiali, rubinetti, accessori e componenti automotive, elettrodomestici, schede elettroniche, arredamento e oggetti preziosi – vengono quindi trattati a livello superficiale per renderli più resistenti o per motivi estetici, donandogli lucentezza, o magari un look vintage.
Chi è più “green” innova (e guadagna) di più
La galvanica, per quanto sia una tecnica matura, richiede però processi complessi, che impiegano molte risorse e che possono avere un impatto rilevante sull’ambiente. Qui si può aprire il capitolo della sostenibilità. Il rapporto GreenItaly 2020, realizzato da Symbola e Unioncamere su un panel di 1.000 imprese manifatturiere con 5-499 addetti, mostra che le aziende più “green” sono più resilienti. Tra le imprese che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità il 16% è riuscito ad aumentare il proprio fatturato, contro il 9% delle imprese non green.
Questo anche perché le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%), investono maggiormente in ricerca & sviluppo (33% contro 12%) e utilizzano o hanno in programma di utilizzare in misura maggiore tecnologie 4.0, che nel 20% dei casi determinano un incremento di fatturato.
Tornado alla galvanica, dal punto di vista del risultato finale, il problema più rilevante è quello di ottenere un risultato in linea con le attese progettuali e soprattutto perfettamente ripetibile. Per questo è fondamentale utilizzare il giusto mix di materie prime. Inoltre, un piccolo errore o una banale interruzione nel processo possono rovinare interi lotti di materiali preziosi in un colpo solo. I progressi della tecnologia sono fondamentali per ottenere i migliori risultati, per trovare le soluzioni più sostenibili e per monitorare con precisione ogni parametro. Qui assume grande importanza anche la tracciabilità, che permette di conoscere l’origine e le lavorazioni dei prodotti, permettendo di accrescere il valore dei brand.
Verso la trasformazione digitale
Riassumendo, le lavorazioni galvaniche sono tutt’altro che semplici, in quanto per ogni commessa varia molto la composizione chimica dei bagni e per ottenere lo spessore desiderato bisogna controllare accuratamente e continuamente parametri quali temperatura, quantità di metallo e acqua, tempo di lavorazione e intensità di corrente per il processo.
Inevitabile, quindi, passare da una trasformazione digitale che consenta di monitorare e gestire tutte le componenti della lavorazione, dalla tracciatura al processo vero e proprio, fino alla gestione energetica. Una piattaforma come EcoStruxure di Schneider Electric è un supporto ideale per tutte queste fasi. Tracciare l’intero processo produttivo consente di individuare con precisione il problema in presenza di criticità sul prodotto finito: invece di ritirare tutti gli esemplari, si identificano e richiamano solo i prodotti effettivamente difettosi. In più, si riesce a combattere più efficacemente il fenomeno della contraffazione.
Lo “smart manufacturing” è un concetto che riunisce macchine intelligenti, impianti e operazioni con sistemi di intelligenza incorporati. I sistemi di comunicazione e di gestione delle informazioni si basano su tecnologie Internet e cloud, con protocolli aperti e standard che consentono un accesso sicuro a dispositivi e informazioni. Ciò conferisce ai “big data” un enorme valore aziendale. Infine, nella gestione energetica, la presenza di strumenti che sulla base di dati certi permettono di identificare le cause di inefficienza nell’impianto rende questi strumenti informatici praticamente insostituibili.
Galvanica e le opportunità di Transizione 4.0
Valutando l’adozione di soluzioni di trasformazione digitale non si possono dimenticare le opportunità che il Piano Nazionale Transizione 4.0 offre anche al settore della galvanica per favorire e facilitare la digitalizzazione dei processi produttivi. Per esempio, sono previsti crediti di imposta del 50% su tutti i beni strumentali 4.0 – come per esempio i sistemi per l’assicurazione della qualità e della sostenibilità o macchinari produttivi interconnessi – e del 20% su tutto il costo di software, sistemi, piattaforme e applicazioni di supporto alle decisioni in grado di interpretare dati acquisiti sul campo.
In aggiunta alla componente hardware e software, è prevista un’ulteriore agevolazione, sempre in termini di credito di imposta, del 40% (in media) su tutti i costi legati alla formazione dei dipendenti e degli imprenditori sulla tematica 4.0 e del 15% sui costi legati ad attività di innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di processi di produzione nuovi o migliorati per il raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0.
Insomma, se c’è un momento particolarmente buono per decidere di investire sulla trasformazione digitale, e magari proprio su una piattaforma come EcoStruxure, questo è quello giusto.
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L’autrice del blog: Alessia Varalda, ingegnere elettrotecnico
Alessia Varalda è ingegnere elettrotecnico, writing and editor consulting, fotografa e blogger.
Appena laureata si è dedicata alla realizzazione di impianti elettrici per poi spostarsi nel mondo delle energie rinnovabili che ama tantissimo. Ha avuto la possibilità di scrivere e seguire il mondo dell’energia tradizionale e rinnovabile grazie ad una casa editrice tecnica. Ha quindi deciso di seguire “l’elettricità” sotto punti di vista diversi. Per circa 13 anni si è occupata de “Il Giornale dell’Installatore Elettrico”, prima come redattore, poi come responsabile della rivista.
Ha seguito, coordinato e realizzato contenuti per altre riviste: Impianti + Rinnovabili, Tecnologie Elettriche, Percorsi Illuminazione e Tis (Il Corriere IdroTermoSanitario). Inoltre ha realizzato due monografie sulle rinnovabili dal titolo Sole Acqua Aria e Acqua. Si è occupata di energia, di illuminazione, di climatizzazione e di rinnovabili. Ha organizzato corsi di formazione, convegni ed eventi legati all’energia e all’integrazione.
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