La strada che porta alla sostenibilità passa dall’economia circolare, che non è solo riciclo di rifiuti, ma un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo. Ecco in quale direzione va la Strategia nazionale e il quadro dipinto dai report del Politecnico di Milano e della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
Economia circolare. Quante volte abbiamo sentito parlare di questo termine senza però poterne cogliere in pieno significato e potenzialità? Le sue basi sono estremamente chiare.
Economia circolare, come identificata da Ellen McArthur Foundation, è “un’economia industriale volutamente pensata con caratteristiche di ristorazione e rigenerazione, in cui si minimizzano le risorse usate, il flusso di energia e il deterioramento ambientale, senza al contempo diminuire la crescita economica e sociale, e il progresso tecnico e l’innovazione”.
Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile ridurre la quantità di rifiuti da gestire e soprattutto adottare processi di riciclaggio che trasformino gli scarti rimanenti recuperandoli a nuova vita.
Per centrare il primo obiettivo è indispensabile cominciare a pensare sin dalla fase di progettazione a come prevenire la creazione di rifiuti e a come riutilizzare gli scarti di lavorazione, che invece di trasformarsi in qualcosa da gettare possono essere qualificati come sottoprodotti e quindi commercializzati a loro volta.
Una vera e propria economia industriale
Il rischio che si corre oggi è invece quello di concentrarsi troppo sulla parola “riciclo”, oppure, come sottolinea il Circular Economy Report 2021 dell’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano di estendere il concetto “oltre misura sino a ricomprendere qualsiasi azione che abbia una ricaduta positiva ambientale”.
Per chiarire esattamente di cosa si parla, in questa seconda edizione del rapporto, pubblicata a dicembre, viene utilizzata una definizione chiara: l’economia circolare è “un’economia industriale volutamente pensata con caratteristiche di ristorazione e rigenerazione, in cui si minimizzano le risorse usate, il flusso di energia e il deterioramento ambientale, senza al contempo diminuire la crescita economica e sociale, e il progresso tecnico e l’innovazione”.
L’importanza dell’economia circolare diventa ancora più evidente quando la si paragona al concetto di sostenibilità, altrettanto importante ma che presenta una differenza sostanziale. Un oggetto (o soluzione, servizio e così via) può essere sostenibile, ma questo non implica automaticamente che possa far parte di un’economia circolare, mentre viceversa, se si parla di qualcosa di coerente con questo concetto, si ha la certezza che abbia un impatto positivo sulla sostenibilità. Ecco perché l’economia circolare è così importante per il futuro del pianeta.
Dal PNRR alla Strategia Nazionale per l’Economia Circolare
Lo riconosce anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che mette sul piatto, all’interno della Missione 2 (Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica), una Componente dedicata a Economia circolare e agricoltura sostenibile. Si parla di risorse pari a 5,27 miliardi di euro, di cui però 2,8 sono dedicati esclusivamente alla sostenibilità della filiera alimentare e 1,5 alla realizzazione di nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti e all’ammodernamento di quelli esistenti
Alla fine, “solo” 600 milioni di euro saranno investiti in progetti “Faro” (Fare Rete e Orientare) di economia circolare. L’obiettivo è quello di potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento/riciclo, contribuendo al raggiungimento dei target di riciclo dei rifiuti europei. E come si vede, ancora una volta si cade nel tranello di pensare più a questi aspetti, che a quelli legati a progettazione e prevenzione.
A supporto di questi ultimi potrebbe arrivare la revisione della “Strategia nazionale per l’economia circolare”. Da settembre è stata infatti aperta dal Ministero della Transizione Ecologica una consultazione pubblica sui contenuti programmatici della strategia, elaborati con il supporto dell’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (ISPRA) e il contributo dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA).
La direzione da prendere per l’economia circolare
“Con la nuova ‘Strategia nazionale per l’economia circolare’, incentrata su eco-progettazione ed ecoefficienza,” si legge sul sito dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, “si intendono definire i nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, la diffusione di pratiche di condivisione e di ‘prodotto come servizio’, supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, definire una roadmap di azioni e di target misurabili di qui al 2040”.
All’interno della strategia troverà un posto importante un nuovo sistema digitale di tracciabilità dei rifiuti che possa consentire, da un lato, lo sviluppo di un mercato delle materie prime seconde, dall’altro il controllo e la prevenzione di fenomeni di gestione illecita dei rifiuti. Altri punti fondamentali saranno costituiti dallo sviluppo di sistemi di incentivazione fiscale per supportare l’utilizzo di materiali derivanti dalle filiere del riciclo e da una revisione del sistema di tassazione per rendere il riciclo più conveniente dello smaltimento in discarica.
La Strategia nazionale per l’economia circolare include anche la promozione del diritto al riuso e alla riparazione; la riforma dei sistemi di EPR (Extended Producer Responsibility) e dei Consorzi per supportare il raggiungimento degli obiettivi comunitari; il rafforzamento degli strumenti normativi esistenti; e il supporto allo sviluppo di progetti di simbiosi industriale, anche attraverso strumenti normativi e finanziari.
L’Italia prima in Europa
Notizie confortanti arrivano dal Terzo Rapporto sull’Economia Circolare in Italia realizzato dal Circular Economy Network della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, che vede l’Italia saldamente al primo posto europeo in questo settore. Sommando i punteggi di ognuno dei settori presi in considerazione, si ottiene “l’indice di performance sull’economia circolare” che nel 2021 conferma, come nel 2020, la prima posizione del nostro Paese con 79 punti, seguito dalla Francia a 68, Germania e Spagna a 65 e dalla Polonia a quota 54.
Per la produttività delle risorse, l’Italia crea il maggiore valore economico per unità di consumo di materia: ogni kg di risorsa consumata genera 3,3 euro di PIL, contro una media europea di 1,98 euro. Buona è anche la produttività energetica: 8,1 euro prodotti per kg equivalente di petrolio consumato. Persino nella produzione pro capite di rifiuti urbani siamo più virtuosi: nel 2019 ogni abitante ha prodotto 499 kg, contro una produzione media europea di 502 kg/ab.
Un tasso di utilizzo circolare più alto della media
Il riciclo dei rifiuti urbani, secondo i dati ISPRA, è in linea con la media europea del 46,9%, posizionando l’Italia al secondo posto dopo la Germania. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è invece al 68%, nettamente superiore alla media europea (57%): al primo posto fra le principali economie europee.
Secondo la ricerca, il tasso di utilizzo circolare di materia in Italia nel 2019 è stato del 19,3%, superiore alla media dei 27 Stati dell’Unione Europea (11,9%), inferiore a quello di Paesi Bassi (28,5%), Belgio (24%) e Francia (20,1%), ma superiore a quello della Germania (12,2%). Di contro, il nostro Paese è invece ultimo fra le grandi economie europee per numero di brevetti depositati.
Su economia circolare e sostenibilità, però, si può e si deve fare sempre di più. In quest’ottica, Schneider Electric si distingue da tempo per le sue politiche in favore dell’ambiente, che si traducono in prodotti, soluzioni e strategie sempre orientate al contenimento dell’impatto ambientale. Quando si parla quindi di progetti che riguardano l’efficienza energetica, la trasformazione digitale, la tracciabilità l’azienda è un partner ideale.
Economia circolare e sostenibilità visti da Schneider Electric
Schneider Electric mette a disposizione una serie di opzioni flessibili per la modernizzazione che consentono di evolvere in modo sostenibile l’attività. È così possibile rinnovare, aggiornare o sostituire gli apparati in base alle specifiche esigenze operative.
Particolarmente interessante, per i quadri di media tensione, è la soluzione alternativa sostenibile che utilizza interruttori automatici basati sulla tecnica del vuoto. La cosa interessante è che questa nuova tecnologia può essere introdotta con gradualità. È certamente possibile sostituire l’intero quadro con un nuovo modulo interamente etichettato Green Premium. Ma molto interessante – in termini di economia circolare – è la formula “retrofit”, che permette di sostituire solo parte dei componenti, mantenendo invariato circa il 70 per cento del quadro aumentandone la sostenibilità grazie ai nuovi moduli. Da Schneider Electric una soluzione per modernizzare l’infrastruttura elettrica seguendo i dettami nell’economia circolare.
L’autrice del post: Alessia Varalda
Alessia Varalda è ingegnere elettrotecnico, writing and editor consulting, fotografa e blogger.
Appena laureata si è dedicata alla realizzazione di impianti elettrici per poi spostarsi nel mondo delle energie rinnovabili che ama tantissimo. Ha avuto la possibilità di scrivere e seguire il mondo dell’energia tradizionale e rinnovabile grazie ad una casa editrice tecnica. Ha quindi deciso di seguire “l’elettricità” sotto punti di vista diversi. Per circa 13 anni si è occupata de “Il Giornale dell’Installatore Elettrico”, prima come redattore, poi come responsabile della rivista.
Ha seguito, coordinato e realizzato contenuti per altre riviste: Impianti + Rinnovabili, Tecnologie Elettriche, Percorsi Illuminazione e Tis (Il Corriere IdroTermoSanitario). Inoltre ha realizzato due monografie sulle rinnovabili dal titolo Sole Acqua Aria e Acqua. Si è occupata di energia, di illuminazione, di climatizzazione e di rinnovabili. Ha organizzato corsi di formazione, convegni ed eventi legati all’energia e all’integrazione.
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