La transizione digitale non può più essere rimandata nel settore agroalimentare

Il Food & Beverage italiano ha retto l’impatto con la pandemia meglio di altri settori, ma tra normative, piani di rilancio e strategie europee è più che mai necessario accelerare la transizione digitale.

Il settore agroalimentare è una delle eccellenze italiane. Nonostante il difficile periodo pandemico, il settore si è dimostrato il più resiliente alla crisi causata dal Covid-19 tra tutti i settori della manifattura italiana, almeno in termini di valore aggiunto. Lo certifica il Rapporto 2021 presentato da The European House – Ambrosetti ai primi di giugno, in occasione del forum “La Roadmap del futuro per il Food & Beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni”.

I dati chiave del settore agroalimentare italiano

Se in termini di valore aggiunto l’abbigliamento ha perso il 23,1%, l’automazione il 15,3% e l’arredamento il 9,7%, rispetto al 2019 l’agroalimentare ha fatto registrare un calo contenuto all’1,8 per cento. E questo nonostante i consumi delle famiglie italiane siano scesi del 10,8 per cento “a causa delle forti restrizioni alle attività commerciali che hanno colpito i consumi fuori casa, interrompendo il trend di crescita degli ultimi anni”.

Valore Aggiunto nei principali settori manifatturieri italiani

In cifre assolute, il valore aggiunto generato dal food & beverage è arrivato nel 2020 a 64,1 miliardi di euro. Per avere un termine di paragone, l’automazione si è fermata a 33,4 miliardi, l’arredamento a 22,7. miliardi e l’abbigliamento a 20,1 miliardi. Il settore agroalimentare è quindi un asset fondamentale per la competitività del sistema-Paese: con 208 miliardi di euro di fatturato, oltre un milione e 400 mila lavoratori e 1,2 milioni di imprese.

Variazioni del Valore Aggiunto nei principali settori manifatturieri italiani

Le esportazioni possono migliorare

Tanta rilevanza sul mercato domestico non si traduce però in eccellenza nelle esportazioni. Secondo il Rapporto 2021, sebbene il 2020 sia stato un anno particolarmente positivo – per la prima volta negli ultimi dieci anni, il settore agroalimentare ha generato nel 2020 un surplus del saldo commerciale superiore a tre miliardi di euro – il food & beverage italiano, con i suoi 46,1 miliardi di euro, è quello che esporta meno in termini assoluti nel confronto con i principali competitor europei: Germania (75,2 miliardi di euro), Francia (62,5 miliardi) e Spagna (54,8 miliardi).

È fondamentale quindi lavorare sulla competitività. Tra le sfide che il settore si trova a dover affrontare, due delle principali sono la tracciabilità (e rintracciabilità) e la sostenibilità. Sono elementi da cui non si può prescindere, in parte per garantirsi la conformità alle normative italiane ed europee e in parte per conquistare sempre di più quel rapporto di fiducia con il consumatore finale che può fungere da volano per l’intero settore.

Esportazioni del settore agroalimentare italiano

Dall’Europa la strategia “Farm to Fork”

In questo contesto, la Commissione Europea ha varato lo scorso anno la strategia “Farm to Fork”, che è al centro del Green Deal europeo con l’obiettivo di rendere i sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell’ambiente. Mettere i sistemi alimentari su un percorso sostenibile porta anche nuove opportunità per gli operatori della catena del valore alimentare.

Ma se il Farm to Fork costituisce l’ultima tendenza che gli operatori saranno più o meno obbligati o incentivati a seguire, non bisogna dimenticare le normative che regolano il settore. La “tracciabilità” ha lo scopo di tenere traccia di tutti gli elementi in ingresso che vanno a creare, modificare o trasformare un prodotto, mentre la “rintracciabilità” permette di tornare indietro nella catena di produzione di un prodotto per risalire a un preciso evento o a un’azione. I due processi si basano quindi sulla raccolta ordinata di informazioni attraverso precisi iter o procedure.

Farm to Fork

Sostenibilità e tracciabilità per il settore agroalimentare

È chiaro che l’unione di sostenibilità e tracciabilità (nel suo senso più ampio) impongono una transizione digitale che non può più essere rimandata. Oltre agli obblighi di legge incombono infatti anche il Nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0, che rappresenta il primo mattone del Recovery Fund, le sempre più stringenti normative sulla sicurezza alimentare della Food and Drug Administration statunitense e le nuove direttive europee sul Nutri-Score (l’etichetta che a colpo d’occhio segnala al consumatore il livello di “salubrità” di un alimento).

Per mettere insieme tutti questi elementi, Schneider Electric (SE) offre alle industrie del settore CPG (Consumer Packaged Good) EcoStruxure Traceability Advisor: una soluzione che rivoluziona la gestione di tracciabilità e rintracciabilità, nonché la trasparenza in tutta la filiera, fino ad arrivare, volendo, al cliente finale. Tutti i dati generati vengono trasformati in informazioni che consentono di conoscere la provenienza e la storia di un prodotto. EcoStruxure Traceability Advisor li aggrega e li rende disponibili in dashboard di controllo, analytics, reportistica e archiviazione storica.

Per esempio, nel settore food è possibile collegare ogni prodotto finale alle informazioni sugli ingredienti, mapparne i fornitori, monitorare le materie prime (associate a certificazioni e documenti sulle loro caratteristiche) e correlare in modo esatto fornitori e lotti di produzione, creando un “gemello digitale” del prodotto fisico. Tutte le informazioni sono contenute in un codice seriale univoco (UDI) e sono abilitate dalle tecnologie di tracciabilità e serializzazione.

Vuoi saperne di più? Filiera del food, il segreto della qualità è la tracciabilità.

L’autrice del blog: Alessia Varalda

Alessia Varalda è ingegnere elettrotecnico, writing and editor consulting, fotografa e blogger.

Appena laureata si è dedicata alla realizzazione di impianti elettrici per poi spostarsi nel mondo delle energie rinnovabili che ama tantissimo. Ha avuto la possibilità di scrivere e seguire il mondo dell’energia tradizionale e rinnovabile grazie ad una casa editrice tecnica. Ha quindi deciso di seguire “l’elettricità” sotto punti di vista diversi. Per circa 13 anni si è occupata de “Il Giornale dell’Installatore Elettrico”, prima come redattore, poi come responsabile della rivista.

Ha seguito, coordinato e realizzato contenuti per altre riviste: Impianti + Rinnovabili, Tecnologie Elettriche, Percorsi Illuminazione e Tis (Il Corriere IdroTermoSanitario). Inoltre ha realizzato due monografie sulle rinnovabili dal titolo Sole Acqua Aria e Acqua. Si è occupata di energia, di illuminazione, di climatizzazione e di rinnovabili. Ha organizzato corsi di formazione, convegni ed eventi legati all’energia e all’integrazione.

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