Risparmio e riduzione dell’impatto ambientale sono in questo caso due concetti che vanno di pari passo. Grazie al PNRR e alle strategie europee, le risorse per lanciare nuovi progetti non mancano.
Di importanza dell’efficienza energetica si parla da anni, ma in un periodo come questo, in cui i prezzi dell’energia sono schizzati alle stelle, il tema è sempre più in primo piano. I mezzi per difendersi da quello che sta accadendo sui mercati non sono molti, visti anche i limitati interventi governativi, e quindi forse questo è il momento giusto per cominciare a pensare a un piano strutturato di efficientamento energetico. Gli investimenti in questo settore hanno registrato nell’ultimo biennio un brusco calo, come certifica il Digital Energy Efficiency Report realizzato dall’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.
Secondo la ricerca, gli investimenti in efficienza energetica nel settore industriale in Italia hanno registrato nel 2021 un trend di crescita pari a circa l’8% rispetto al 2020, anno che è stato molto penalizzato dalla pandemia. Il 2021 è stato un anno di ripresa rispetto al 2020 – che aveva visto scendere di quasi il 20% gli investimenti effettuati, senza che però siano stati raggiunti volumi di mercato del 2019.
Si tratta di 2,2 miliardi di euro, in crescita nelle PMI (+16%), quasi totalmente per tecnologie hardware e solo in minima parte per soluzioni digitali e software, che invece darebbero un grande contributo in termini di analisi e valorizzazione dei dati raccolti.
“Purtroppo l’efficienza energetica nel comparto industriale è la Cenerentola del Piano nazionale di ripresa e resilienza – commenta Federico Frattini, vicedirettore dell’Energy & Strategy – e i fondi che le sono stati destinati sono esigui rispetto a quelli indirizzati ad altri settori. Le motivazioni possono essere diverse come la scelta di incentivare maggiormente l’installazione di impianti da fonti di energia rinnovabile per andare incontro agli obiettivi di decarbonizzazione imposti dalle direttive europee; oppure legate alle caratteristiche del parco edilizio ad uso civile che è più arretrato rispetto a quello industriale. Tuttavia, il processo di digitalizzazione delle imprese gioca un ruolo fondamentale per raggiungere qualunque obiettivo nell’ambito della transizione ecologica. Gli investimenti in chiave industriale saranno trainati dai fondi per il Piano Transizione 4.0”.
Le speranze sono riposte nel piano Transizione 4.0
A essere sotto accusa è soprattutto il sistema dei Certificati Bianchi, la cui riforma attuata nel 2021 non sembra soddisfare gli operatori. Anche in questo caso, molte speranze sono riposte nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che, con la misura del piano Transizione 4.0 preannuncia una disponibilità di risorse destinata, secondo le stime dell’Energy & Strategy Group, ad annullare entro il 2023 l’effetto negativo del Covid.
Tutto questo va valutato tenendo conto del “Quadro 2030 per il clima e l’energia” delineato dalla Commissione Europea, che nell’ambito del Green Deal prevede un taglio delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% (rispetto ai livelli del 1990), una quota energetica pari almeno al 32% proveniente da fonti rinnovabili e un miglioramento di almeno il 32,5% in termini di efficienza.
L’efficienza energetica vista dall’ENEA
Di quest’ultimo obiettivo si parla, come sempre da dieci anni a questa parte, anche nel Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica realizzato dall’ENEA. “Sebbene le diverse misure introdotte abbiano contribuito alla riduzione dell’intensità di utilizzo dell’energia nel corso degli anni, il consumo, al contrario, è ancora aumentato e, prima della crisi Covid, l’Europa era ancora lontana dal raggiungimento degli obiettivi previsti per il 2030”. Lo si legge nella prefazione della ricerca, dove si specifica che i prossimi dieci anni saranno decisivi anche per rispettare il limite di crescita globale della temperatura di 1,5° centigradi entro il 2030 e richiederanno una portata d’azione senza precedenti in tutti i settori.
In questo contesto, l’industria sarà chiamata a ridurre significativamente l’uso delle risorse con un approccio basato sull’economia circolare e con l’adozione di processi produttivi automatizzati ed elettrificati. L’esigenza di lavorare su questo fronte è dimostrata dalle cifre riguardanti i consumi energetici nel settore industriale. Secondo i dati più recenti di Eurostat, il consumo finale di energia nell’industria nel 2019 è stato pari a 24,9 Mtep, con un incremento dell’1,1% rispetto al 2018, invertendo una tendenza che nel periodo 2003-2019 aveva visto una riduzione media annua del 2,6 per cento, con un abbassamento dei consumi di oltre 13 Mtep.
Un lavoro complesso
Tra i settori industriali che più di altri stanno confrontandosi con il problema dell’efficienza energetica c’è indubbiamente quello automotive, un comparto industriale particolarmente complesso e fortemente integrato con le filiere dell’indotto. Qui il lavoro da fare è molto difficile, anche perché il prodotto finale sta cambiando rapidamente sull’onda delle nuove normative e della transizione verso la mobilità elettrica. Nessun comparto è escluso, comunque, da questa sfida. Persino il settore enologico si trova ad affrontare questo e altri temi legati alla trasformazione digitale.
Nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) che l’Italia ha sottoposto alla Commissione Europea, e che è stato valutato positivamente, nel settore industriale è previsto 1 Mtep di risparmi annui fino al 2030. Soprattutto, però, viene ribadita ulteriormente la necessità di mettere l’efficienza energetica al primo posto (Energy Efficiency First). Per questo si suggerisce di adoperare i fondi destinati alla transizione verde per finanziare l’efficienza energetica nei vari settori (a cominciare dall’industria), sviluppando in contemporanea anche altri strumenti sostenibili dal punto di vista finanziario.
Una piattaforma per valutare rischi e benefici
Da questo punto di vista un aiuto per arrivare a un maggiore grado di innovazione finanziaria e a un ampliamento della platea degli attori e dei beneficiari di energia sostenibile può arrivare dalla De-Risking Energy Efficiency Platform 2.0 (www.eefig.eu). Questa piattaforma è stata recentemente oggetto di un’interessante evoluzione, che oggi la rende facilmente utilizzabile da investitori e sviluppatori di progetti per identificare meglio potenziali rischi e benefici associabili a specifiche tipologie di interventi di efficientamento energetico. Il tutto attraverso il monitoraggio e l’analisi comparativa delle performance di investimento.
In un quadro così complesso e in costante evoluzione, Schneider Electric è un partner a cui ci si può rivolgere con fiducia. Le sue soluzioni per l’efficienza energetica sono pensate in modo completamente personalizzato per trovare sempre la giusta combinazione finalizzata al comune obiettivo di risparmiare, diminuire l’impatto sull’ambiente e, in definitiva, fare un passo avanti sulla strada della sostenibilità.
L’autrice del post: Alessia Varalda
Alessia Varalda è ingegnere elettrotecnico, writing and editor consulting, fotografa e blogger.
Appena laureata si è dedicata alla realizzazione di impianti elettrici per poi spostarsi nel mondo delle energie rinnovabili che ama tantissimo. Ha avuto la possibilità di scrivere e seguire il mondo dell’energia tradizionale e rinnovabile grazie ad una casa editrice tecnica. Ha quindi deciso di seguire “l’elettricità” sotto punti di vista diversi. Per circa 13 anni si è occupata de “Il Giornale dell’Installatore Elettrico”, prima come redattore, poi come responsabile della rivista.
Ha seguito, coordinato e realizzato contenuti per altre riviste: Impianti + Rinnovabili, Tecnologie Elettriche, Percorsi Illuminazione e Tis (Il Corriere IdroTermoSanitario). Inoltre ha realizzato due monografie sulle rinnovabili dal titolo Sole Acqua Aria e Acqua. Si è occupata di energia, di illuminazione, di climatizzazione e di rinnovabili. Ha organizzato corsi di formazione, convegni ed eventi legati all’energia e all’integrazione.
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