Digitalizzazione: una leva strategica per la competitività grazie al PNRR

L’Italia deve fare ancora molta strada verso la digitalizzazione. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è l’occasione giusta per mettersi al passo. Ecco come.

La digitalizzazione è una cosa seria. Un elemento che si riflette in modo diretto sulla capacità di un Paese di essere competitivo nel panorama internazionale. E l’Italia non è messa bene. Lo certifica il DESI (Digital Economy and Society Index), un indicatore composito realizzato annualmente dalla Commissione Europea a partire dal 2014. Certifica il livello di digitalizzazione di ciascun Paese membro basandosi su 37 indicatori raggruppati in cinque parametri principali: connettività, capitale umano (competenze tecnologiche), utilizzo di Internet da parte dei cittadini, integrazione della tecnologia digitale nelle aziende e nel commercio elettronico, servizi pubblici digitali.

L’Italia occupa oggi il 25esimo posto su 28 (27 Stati Membri più la Gran Bretagna), davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. L’unico elemento dove siamo in linea con la media UE è la connettività, tutto il resto è ampiamente al di sotto. Per capitale umano siamo addirittura ultimi in Europa, mentre per l’uso dei servizi Internet ci posizioniamo al 26esimo posto. Insomma, il gap da recuperare è molto, ed è evidente che la digitalizzazione può essere una leva strategica per la modernizzazione, la resilienza e il rilancio del Paese.

DESI-indice di digitalizzazione

In un momento difficile come quello che stiamo vivendo, un’ancora di salvezza arriva dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che alloca il 27% dei fondi per la “transizione digitale”. È quindi fondamentale sfruttare al meglio questo strumento.

Il Sistema Cloud nazionale

Centrali elettriche, acquedotti, autostrade e risorse produttive in genere sono sempre state considerate vitali per il Paese, ma oggi è indispensabile includere in questo elenco anche le infrastrutture IT, di cui i data center costituiscono un tassello chiave. Questi sono infatti i luoghi in cui i dati vengono elaborati e conservati, anche se si assiste a una crescente adozione di applicazioni e servizi cloud, spesso residenti nei data center di grandi provider internazionali. Questo comporta che dati vitali, necessari per la continuità operativa e ricchi di proprietà intellettuale e di informazioni essenziali, si trovino frequentemente fuori dai confini nazionali, correndo rischi che potrebbero rivelarsi alla fine troppo elevati.

Per questo è necessario che l’infrastruttura IT italiana venga adeguata, implementando un “Sistema Cloud nazionale” che metta in sicurezza i dati sensibili di cittadini e imprese e su cui ci si possa basare per la riorganizzazione e la modernizzazione delle infrastrutture digitali attraverso cui vengono erogati i servizi della Pubblica Amministrazione. Bisogna quindi destinare fondi e mettere a punto progetti capillari per creare un sistema cloud italiano basato su data center ad elevate prestazioni e di grande affidabilità sparsi su tutto il territorio nazionale.

Digitalizzazione: le caratteristiche dell’infrastruttura IT

Le principali caratteristiche che dovrà avere l’infrastruttura risultante si possono riassumere in resilienza, sostenibilità, scalabilità e semplicità di gestione. Non basta infatti la massima affidabilità, ma è necessaria anche una grande flessibilità operativa, capace di far fronte a cambiamenti sempre più rapidi e imprevedibili. In questo contesto, è fondamentale la disponibilità dei dati in tempo reale gestibili a livello locale, in modo da permettere a strutture ospedaliere, imprese e filiere strategiche – giusto per fare qualche esempio – di salvare vite umane ed erogare servizi essenziali anche in presenza di eventi straordinari, compresi quelli legati alla cyber criminalità.

I consumi energetici sono un punto critico di ogni data center moderno, sia per le esigenze elaborative sia per l’indispensabile raffreddamento. È quindi molto importate tenere conto di questi fattori e impiegare tecnologie e soluzioni in grado di assicurare i più alti standard di efficienza energetica. Un’adeguata scalabilità dei data center è poi indispensabile per tener testa alla crescita di dati e utenti serviti e non meno importante è la possibilità di gestire in modo semplice e pratico l’intera infrastruttura, sia in locale che da remoto. Sfruttando intelligenza artificiale e machine learning, e con l’adozione di piattaforme software come Advisor, è possibile una gestione proattiva e predittiva degli asset industriali, energetici e IT.

I requisiti tecnologici per la digitalizzazione

Nella modernizzazione di infrastrutture IT e data center non si può ignorare una nutrita serie di requisiti tecnologici necessari per una trasformazione digitale di successo e per una garanzia di durata nel tempo. Ecco cosa si dovrebbe prevedere:

  • Certificazione Tier di Livello IV secondo quanto previsto da Uptime Institute
  • Adozione di soluzioni ad alta efficienza energetica per la continuità dell’alimentazione elettrica, utilizzando gruppi di continuità (UPS) con rendimenti pari ad almeno il 99%, e per i sistemi di raffreddamento e contenimento del calore
  • Implementazione di software per la pianificazione e la simulazione dei carichi informatici
  • Soluzioni di gestione integrata dell’infrastruttura per il controllo e la supervisione dei sistemi di distribuzione elettrica, alimentazioni elettriche di continuità, automazione dell’edificio, sistemi di sicurezza e di protezione basati su protocolli di comunicazione standard
  • Monitoraggio energetico
  • Soluzioni scalabili e nativamente modulari
  • Monitoraggio continuo dello stato delle apparecchiature
  • Soluzioni di cyber security secondo gli standard più elevati disponibili
  • Abilitazione a servizi di assistenza avanzata da parte di provider specializzati

“Edge computing”, ovvero il proliferare dei micro-data center

La sempre più frequente necessità di avere disponibili i dati con latenza molto bassa porta spesso a utilizzare apparati locali, ideali anche per garantire adeguata resilienza. Si parla in questi casi di soluzioni di “edge computing”, ovvero di gestione dei dati eseguita alla “periferia” dell’infrastruttura IT. Il miscelare grandi data center centralizzati con “micro” data center locali porta a nuove esigenze, in cui i sistemi devono essere di dimensioni contenute, pre-configurati e pre-assemblati, scalabili, adatti anche ad ambienti non dedicati.

Ciononostante, è indispensabile riuscire a gestirne, anche da remoto, le eventuali operazioni di ripristino, oltre ad adottare adeguate soluzioni per la protezione da accessi non autorizzati. Monitoraggio ambientale avanzato per identificare condizioni di funzionamento anomale e una piattaforma di gestione di tipo predittivo per anticipare interventi di manutenzione ed evitare di interrompere l’erogazione dei servizi sono altri elementi indispensabili per questi piccoli ambienti.

Gli ambiti di intervento prioritari

Per agevolare la modernizzazione, la resilienza e il rilancio del Paese sarebbe opportuno definire degli ambiti a cui dare la priorità negli interventi di digitalizzazione. Dell’infrastruttura IT nazionale si è parlato all’inizio, ma particolarmente importanti – visti anche i recenti fatti di cronaca della Regione Lazio – sono le strutture e i servizi sanitari, dove disponibilità in tempo reale dei dati, continuità di servizio e resilienza dei servizi digitali, rappresentano aspetti critici per il corretto funzionamento di apparecchiature e sistemi medicali, oltre che per l’assistenza alla popolazione.

Industrie e PMI non possono essere dimenticate, incentivando anche soluzioni di edge computing e micro-data center, così come terziario e servizi, che dal punto di vista economico rappresentano una buona fetta del PIL italiano. Infine, anche se non ultime per importanza, ci sono le infrastrutture “classiche”, come aeroporti, stazioni, porti e così via.

Il momento giusto per la trasformazione digitale

Il PNRR rappresenta uno strumento unico e irripetibile per avviare una trasformazione digitale del Paese che ormai non può più attendere. Cruciale in questa fase è la capacità di indirizzare correttamente la scelta su tecnologie, soluzioni e servizi. Evitare di indicare criteri stringenti relativi a qualità, cybersecurity, cloud, resilienza, ridondanza, sostenibilità e connettività per le infrastrutture IT e i data center significherebbe (ancora una volta) rimanere un passo indietro.

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L’autrice del blog: Alessia Varalda, ingegnere elettrotecnico

Alessia Varalda è ingegnere elettrotecnico, writing and editor consulting, fotografa e blogger.

Appena laureata si è dedicata alla realizzazione di impianti elettrici per poi spostarsi nel mondo delle energie rinnovabili che ama tantissimo. Ha avuto la possibilità di scrivere e seguire il mondo dell’energia tradizionale e rinnovabile grazie ad una casa editrice tecnica. Ha quindi deciso di seguire “l’elettricità” sotto punti di vista diversi. Per circa 13 anni si è occupata de “Il Giornale dell’Installatore Elettrico”, prima come redattore, poi come responsabile della rivista.

Ha seguito, coordinato e realizzato contenuti per altre riviste: Impianti + Rinnovabili, Tecnologie Elettriche, Percorsi Illuminazione e Tis (Il Corriere IdroTermoSanitario). Inoltre ha realizzato due monografie sulle rinnovabili dal titolo Sole Acqua Aria e Acqua. Si è occupata di energia, di illuminazione, di climatizzazione e di rinnovabili. Ha organizzato corsi di formazione, convegni ed eventi legati all’energia e all’integrazione.

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